Tinea barbae: che cos’è questa infezione fungina della barba?
La tinea barbae, poco conosciuta ma tutt’altro che rara, è un’infezione della pelle che colpisce in particolare l’area della barba. Di cosa si tratta, nello specifico? È una forma di tigna facciale, causata da funghi dermatofiti, capaci di attaccare il follicolo pilifero. Si manifesta con arrossamenti, desquamazione e in certi casi può generare lesioni purulente, simili a foruncoli.
Può sembrare una semplice irritazione post-rasatura, e spesso viene sottovalutata nelle fasi iniziali. Tuttavia, ignorarla non è una buona idea. I dermatofiti – in particolare Trichophyton mentagrophytes o Trichophyton verrucosum – sono responsabili anche di altre infezioni come la tigna del corpo, o la tinea capitis nei bambini. Questi funghi si trasmettono facilmente, non solo da persona a persona, ma anche attraverso oggetti contaminati o animali domestici infetti (cani, gatti, perfino bovini). Basta poco, una disattenzione, e il contagio è fatto.
I sintomi variano: si passa da un semplice prurito localizzato a veri e propri noduli infiammati, passando per chiazze squamose e caduta dei peli nella zona colpita. In alcune forme, si sviluppa anche una reazione infiammatoria profonda, detta “kerion”, che può lasciare cicatrici permanenti se non trattata in tempo.
Il riconoscimento della patologia è affidato al dermatologo, che – attraverso l’esame clinico e test specifici come la coltura micologica o l’osservazione al microscopio – stabilisce con certezza la diagnosi. A volte si ricorre alla luce di Wood, che può evidenziare la presenza del fungo grazie alla fluorescenza.
Sul fronte delle cure, l’approccio dipende dalla gravità: per forme lievi bastano antifungini topici, mentre nei casi più estesi si prescrivono antimicotici orali. Tra i più utilizzati: terbinafina e itraconazolo, efficaci ma da assumere sotto stretto controllo medico.
E la prevenzione? Elementare, ma fondamentale: non condividere rasoi, disinfettare gli strumenti da barba, curare l’igiene quotidiana, e – se si lavora a contatto con animali – prestare particolare attenzione a eventuali sintomi sospetti.
In definitiva, sapere cos’è la tinea barbae (e come si manifesta) significa proteggersi. È un’infezione curabile, ma solo se affrontata con consapevolezza e tempestività.
Principali cause della tinea barbae: da cosa è provocata?
La tinea barbae – o, più semplicemente, tigna della barba – è una patologia cutanea infettiva che si manifesta soprattutto negli uomini adulti, localizzandosi nella zona del viso dove crescono peli terminali. Non è solo un problema estetico, ma un’infezione micotica vera e propria, spesso trascurata o confusa con altre affezioni dermatologiche. Comprendere le cause della tinea barbae è fondamentale per prevenirne la diffusione, trattarla efficacemente e – dettaglio non trascurabile – evitare recidive o cronicizzazioni.
Che cos’è realmente la tinea barbae
Più di una semplice irritazione, la tinea barbae è una dermatofitosi profonda, che interessa follicoli piliferi, strati superficiali e talvolta anche profondi della cute. Si tratta di un’infezione fungina sostenuta da dermatofiti, funghi specializzati nel colonizzare ambienti ricchi di cheratina, come pelle, peli e unghie. Sebbene possa apparire come una dermatite o un’infezione batterica, le sue cause sono ben precise – e hanno radici micotiche.
Le vere cause della tinea barbae: i funghi responsabili
A livello microbiologico, l’origine della tinea barbae è ben nota: la colpa è di alcune specie fungine appartenenti ai generi Trichophyton e Microsporum. Tra le più diffuse troviamo:
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Trichophyton verrucosum – frequentemente riscontrato negli allevamenti, specie nei bovini.
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Trichophyton mentagrophytes – più polimorfo, spesso trasmesso da roditori, cani e conigli.
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Microsporum canis – comune nei gatti domestici.
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Trichophyton rubrum – meno frequentemente coinvolto, ma presente nelle forme più resistenti.
Questi funghi patogeni – adattati a vivere su ospiti animali o umani – sono la causa principale della tinea barbae. La trasmissione può essere diretta, ma anche indiretta, ed è proprio qui che entrano in gioco abitudini, contesti e fattori predisponenti.
Vie di trasmissione: come si contrae l’infezione
Le cause della tinea barbae vanno ricercate anche nel modo in cui i dermatofiti riescono ad accedere alla pelle. Non è solo il contatto diretto con un fungo a determinare l’infezione, ma una combinazione di circostanze – ambientali, personali, igieniche.
1. Contatto con animali infetti
Il contatto diretto con animali portatori di dermatofiti è una delle cause più comuni. Spesso si tratta di animali apparentemente sani: un cane, un gatto o un vitello può ospitare il fungo senza mostrare sintomi visibili. Eppure, bastano pochi minuti di contatto per il trasferimento del patogeno.
2. Uso di oggetti contaminati
Un altro fattore rilevante – e spesso sottovalutato – è l’uso di oggetti personali infetti: rasoi, lamette, spazzole, panni per il viso, persino cuscini. I dermatofiti, in grado di sopravvivere per giorni (o settimane) su superfici cheratinizzate, trovano in questi strumenti un passaggio comodo verso la pelle.
3. Contatto interumano
In ambienti condivisi (palestre, dormitori, caserme, saloni da barbiere), la trasmissione diretta tra persone può rappresentare una via concreta di infezione. Pelle a pelle, oppure tramite l’uso promiscuo di asciugamani e attrezzature.
Fattori predisponenti: cosa rende più vulnerabili
Identificare le cause della tinea barbae non è sufficiente se non si comprendono anche i fattori di rischio – ovvero, quegli elementi che facilitano la comparsa dell’infezione anche in presenza di un’esposizione minima.
Igiene insufficiente
La trascuratezza nell’igiene quotidiana – specie nella zona della barba – può favorire la colonizzazione fungina. Se il sudore e il sebo si accumulano, la pelle diventa un terreno fertile per la crescita micotica.
Microtraumi da rasatura
La rasatura quotidiana, se eseguita con strumenti non disinfettati o con movimenti troppo aggressivi, crea microlesioni. Queste “porte d’ingresso” rendono più facile l’insediamento del fungo nei follicoli.
Sistema immunitario compromesso
In soggetti con immunodeficienza (cronica o temporanea), la risposta dell’organismo contro agenti patogeni è ridotta. Anche una banale infezione può diventare invasiva o difficile da trattare.
Clima caldo-umido e sudorazione eccessiva
I dermatofiti prosperano in ambienti umidi e caldi. Se vivi in zone tropicali, o svolgi attività che aumentano la sudorazione, potresti essere più esposto al rischio di infezione.
Professioni a rischio
Chi lavora con animali – allevatori, veterinari, operatori sanitari zootecnici – o in ambienti collettivi (come barbieri, estetisti) è statisticamente più esposto al contagio da tinea barbae.
Un’infezione che non è solo estetica
A differenza di una semplice irritazione da rasatura, la tinea barbae può causare danni più profondi. Nei casi più gravi, si possono formare kerion – lesioni infiammatorie nodulari, dolenti, che lasciano cicatrici permanenti. Inoltre, l’infezione può estendersi, diffondersi al collo, al cuoio capelluto o al torace, complicando la diagnosi e il trattamento.
Diagnosi: quando sospettare la tinea barbae
I sintomi iniziali sono piuttosto generici: rossore, prurito, desquamazione. Tuttavia, col tempo, si possono notare:
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Chiazze rotonde con bordi attivi
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Croste o pustole alla base dei peli
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Caduta a chiazze della barba
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Dolore o bruciore nei casi infiammatori
Un dermatologo può identificare il fungo mediante esame al microscopio, coltura micotica o luce di Wood. Il trattamento dipende dalla gravità e dal tipo di dermatofita coinvolto.
Prevenzione: evitare le cause della tinea barbae
La buona notizia è che, pur trattandosi di un’infezione contagiosa, la tinea barbae è prevenibile. Basta intervenire su alcune cause scatenanti:
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Non condividere mai rasoi, asciugamani o strumenti per la barba
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Disinfettare regolarmente gli strumenti da taglio
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Lavare accuratamente la barba dopo il contatto con animali
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Evitare rasature profonde quando la pelle è irritata
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Controllare periodicamente gli animali domestici per segni di dermatofitosi
Sintomi comuni della tinea barbae: ecco come riconoscere l’infezione
La tinea barbae, o come spesso viene chiamata in ambito dermatologico, tigna della barba, è un’infezione fungina che colpisce selettivamente la pelle del viso, in particolare le aree coperte da barba e baffi. Ma non lasciarti ingannare dal nome: non è una semplice irritazione da rasatura né una forma lieve di acne. Si tratta di una vera e propria micosi cutaneaa trasmissione diretta o indiretta, causata da dermatofiti – funghi patogeni che aggrediscono la cheratina della pelle e dei peli.
Comprendere e riconoscere in tempo i sintomi della tinea barbae è fondamentale. Il motivo? Una diagnosi precoce permette non solo una guarigione più rapida, ma anche una riduzione significativa del rischio di complicazioni come alopecia cicatriziale o infezioni secondarie.
Che cos’è la tinea barbae e perché è importante saperla identificare
L’infezione può avere un aspetto subdolo. Si presenta inizialmente con prurito localizzato, rossore, e talvolta con minuscole pustole che, a prima vista, potrebbero essere scambiate per brufoli comuni o peli incarniti. Tuttavia, a differenza di questi ultimi, i sintomi della tinea barbae tendono a peggiorare col tempo, estendendosi anche in profondità e colpendo i follicoli piliferi.
I microrganismi responsabili dell’infezione sono spesso i funghi Trichophyton mentagrophytes, Trichophyton verrucosum, o Microsporum canis – tutti dermatofiti zoonotici, cioè trasmessi da animali infetti. Questo spiega perché la patologia è particolarmente diffusa tra allevatori, veterinari, contadini e chi vive o lavora a stretto contatto con animali da compagnia o da fattoria.
Sintomi iniziali della tinea barbae: i segnali da cogliere subito
I primi sintomi della tinea barbae sono lievi, spesso trascurati:
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Arrossamento localizzato, accompagnato da prurito o fastidio
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Peli spezzati o che cadono più facilmente nella zona interessata
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Sensazione di pelle irritata, specialmente dopo la rasatura
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Piccole papule o noduli doloranti
Questi segnali possono essere confusi con altre condizioni dermatologiche. E proprio qui sta il pericolo: diagnosticare erroneamente un’infezione micotica come una semplice follicolite può portare a trattamenti inadeguati che non risolvono – e talvolta aggravano – il problema.
Evoluzione dell’infezione: sintomi avanzati e forme gravi
Se non viene trattata in tempo, la tinea barbae può progredire fino a diventare una forma infiammatoria più aggressiva. I sintomi avanzati della tinea barbae includono:
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Noduli profondi, rossi e dolenti (spesso pieni di pus)
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Desquamazione intensa della pelle
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Croste giallastre o brunastre
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Perdita di peli in zone circoscritte (alopecia fungina)
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Possibile gonfiore dei linfonodi cervicali
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Talvolta anche febbre lieve e malessere sistemico
Questa forma, nota anche come kerion celsi, è il risultato di una reazione infiammatoria intensa contro il fungo. È importante sottolineare che, senza una diagnosi accurata, si rischia una alopecia permanente e cicatrici profonde.
Le due varianti cliniche: sintomi a confronto
La tinea barbae può presentarsi in due modalità distinte, ognuna con una sintomatologia ben precisa:
1. Tinea barbae superficiale
Si presenta con chiazze eritematose, peli spezzati, squamatura e prurito diffuso. È più comune nei casi di trasmissione indiretta – per esempio attraverso strumenti da barba contaminati come rasoi o forbici.
2. Tinea barbae profonda (kerion)
Molto più grave. Si osservano noduli fluttuanti, essudato purulento, dolore alla palpazione, e caduta massiva dei peli. Il rischio di cicatrici definitive è elevato se non si interviene con terapie sistemiche tempestive.
Differenze tra i sintomi della tinea barbae e altre patologie del viso
La tinea barbae viene spesso confusa con:
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Follicolite batterica – ma qui il patogeno è batterico e il trattamento richiede antibiotici, non antimicotici
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Acne cistica – i noduli non si accompagnano a perdita dei peli o squamatura
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Rosacea – il rossore è diffuso e non localizzato, senza pustole micotiche
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Dermatite seborroica – può provocare desquamazione ma non presenta croste purulente o peli spezzati
Riconoscere i sintomi micotici della barba è essenziale per impostare la terapia corretta e ridurre i tempi di guarigione.
Segnali da non ignorare: quando è il momento di consultare uno specialista
Non aspettare troppo a lungo. È consigliabile rivolgersi a un dermatologo quando:
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I sintomi persistono oltre una settimana
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Si verifica la caduta dei peli a chiazze
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Compaiono croste spesse o secrezioni purulente
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Hai avuto contatto con animali domestici o da allevamento
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L’area interessata continua a peggiorare nonostante l’uso di creme lenitive
La diagnosi si effettua tramite esame microscopico, coltura micotica o analisi con luce di Wood. Un trattamento tempestivo può evitare l’evoluzione verso forme più aggressive.
Terapie per i sintomi della tinea barbae: cosa aspettarsi
Il trattamento varia a seconda della gravità dei sintomi:
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Per forme leggere: antimicotici topici (clotrimazolo, miconazolo, ketoconazolo)
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Per forme profonde: antifungini sistemici (terbinafina, itraconazolo) da assumere per almeno 4-6 settimane
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Nei casi infiammatori: corticosteroidi orali e, se necessario, antibiotici in presenza di sovrainfezioni batteriche
È fondamentale completare l’intero ciclo terapeutico, anche se i sintomi della tigna della barba migliorano dopo pochi giorni: sospendere troppo presto può causare ricadute o infezioni resistenti.
Diagnosi della tinea barbae: individuazione da parte del medico
La tinea barbae – nota anche come tigna della barba – è un’infezione cutanea causata da funghi dermatofiti. Colpisce principalmente l’area del viso dove crescono barba e baffi, e può manifestarsi con una varietà di sintomi: irritazione, prurito, arrossamenti, croste, perdita di peli. Tuttavia, per impostare una cura efficace, è essenziale una diagnosi corretta della tinea barbae.
Riconoscere i segni clinici e saper distinguere questa patologia da altri disturbi dermatologici è fondamentale per evitare diagnosi errate, terapie sbagliate e, nei casi più seri, danni permanenti. Questa guida risponde in modo chiaro e approfondito a una domanda chiave: come si diagnostica la tinea barbae?
Perché la diagnosi della tinea barbae è così importante
Non tutti i rossori o i pruriti nella zona della barba sono uguali. Anzi, nella pratica dermatologica capita spesso che la tinea barbae venga confusa con la follicolite, con l’acne nodulo-cistica, oppure con disturbi come la rosacea o la dermatite seborroica.
Queste condizioni, pur presentando caratteristiche simili, hanno origine completamente diversa. E la cura? Non è la stessa. Per questo motivo, una diagnosi precoce della tinea barbae – effettuata da un medico esperto – è l’unico modo per evitare cure inefficaci (e talvolta dannose).
Quando sospettare una tinea barbae: segnali da non sottovalutare
I sintomi della tigna della barba si sviluppano in modo graduale. Inizialmente si presentano come fastidi lievi: prurito, arrossamento localizzato, desquamazione leggera. Spesso si pensa a un’irritazione post-rasatura.
Poi le cose cambiano. Il prurito si intensifica. Compaiono pustole, i peli cadono a chiazze, la pelle diventa dolente. A volte si formano noduli infiammati o croste purulente. Questo quadro, tipico della tinea barbae infiammatoria (o kerion), può anche causare linfonodi ingrossati e febbricola.
In queste condizioni, non è solo questione estetica. Serve una valutazione specialistica immediata per iniziare il corretto iter diagnostico.
Diagnosi clinica della tinea barbae: il ruolo del dermatologo
Il primo passo è una visita dermatologica approfondita. Durante il consulto, il medico analizza:
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La morfologia delle lesioni
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La distribuzione delle chiazze
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L’aspetto dei follicoli piliferi
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L’eventuale presenza di secrezioni o croste
In parallelo, il medico raccoglie dati anamnestici: contatto con animali domestici o da allevamento, utilizzo di rasoi condivisi, eventuali episodi simili pregressi. Sono tutti elementi che aiutano a sospettare una diagnosi di tinea barbae.
Esami diagnostici per confermare la tinea barbae
Oltre all’osservazione clinica, per avere una conferma è spesso necessario ricorrere a test specifici.
1. Esame microscopico diretto (KOH test)
Un classico. Il medico preleva un campione dalla pelle o dal pelo infetto e lo osserva al microscopio dopo averlo trattato con idrossido di potassio (KOH). Se sono presenti ife fungine, la diagnosi è confermata.
2. Coltura micotica
Il campione viene posto in un terreno di coltura per identificare con precisione il tipo di fungo (es. Trichophyton verrucosum, Microsporum canis). Anche se richiede tempo – da 10 a 21 giorni – è utilissimo per impostare la terapia antifungina più adatta.
3. Esame con luce di Wood
Alcuni dermatofiti emettono fluorescenza sotto i raggi UV. Questo test non è sempre definitivo, ma può essere utile come screening rapido nei casi meno evidenti.
4. Biopsia cutanea
Nei casi atipici o cronici, la biopsia consente un’analisi istologica dettagliata per confermare (o escludere) la diagnosi di infezione fungina profonda.
Diagnosi differenziale: escludere altre condizioni simili
La diagnosi della tigna della barba non è un percorso a senso unico. Serve distinguere questa micosi da altre malattie della pelle che colpiscono la stessa area.
Ecco alcune differenze fondamentali:
Quanto tempo serve per avere una diagnosi definitiva?
Se ci si basa solo sull’esame clinico e sul KOH, la diagnosi può essere fatta anche in 24 ore. Tuttavia, per una conferma micologica completa, bisogna attendere i risultati della coltura – che può impiegare fino a tre settimane.
Nel frattempo, se il quadro clinico è evidente, il medico può iniziare un trattamento empirico antifungino.
Cosa succede dopo la diagnosi della tinea barbae
Una volta che la diagnosi micotica della barba è stata confermata, si passa alla terapia.
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Le forme lievi vengono trattate con antimicotici topici (clotrimazolo, ketoconazolo, ciclopirox).
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Le forme infiammatorie profonde (kerion) richiedono terapia sistemica con antifungini orali (terbinafina, itraconazolo).
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In caso di gonfiore esteso o febbre, possono essere associati corticosteroidi o antibiotici.
Fondamentale: completare l’intero ciclo terapeutico anche se i sintomi scompaiono. L’infezione fungina può nascondersi in profondità e tornare, più resistente di prima.
Prevenzione e gestione post-diagnosi
Dopo la diagnosi di tinea barbae, il paziente deve:
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Disinfettare regolarmente gli strumenti da barba
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Evitare la condivisione di oggetti personali
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Controllare gli animali domestici per eventuali infezioni fungine
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Seguire scrupolosamente la terapia prescritta
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Effettuare un controllo di follow-up dopo la guarigione clinica
Il rischio di recidiva è reale, soprattutto se le cause ambientali non vengono affrontate in parallelo.
Tinea barbae: trattamenti efficaci e migliori cure disponibili
La tinea barbae, conosciuta anche come tigna della barba, è un’infezione fungina piuttosto insidiosa. Colpisce in genere uomini adulti, interessando l’area del viso dove crescono barba e baffi. Le cause? Funghi dermatofiti – in particolare Trichophyton verrucosum, Trichophyton mentagrophytes, e Microsporum canis – capaci di attaccare i follicoli piliferi e scatenare un processo infiammatorio più o meno profondo.
La cura della tinea barbae deve essere impostata con precisione: serve una diagnosi corretta, una terapia antimicotica su misura e una buona dose di costanza. In questa guida affronteremo – senza giri di parole – tutto ciò che riguarda la gestione, il trattamento e la guarigione di questa patologia.
Perché curare la tinea barbae non è solo una questione estetica
In molti casi, la tinea della barba si presenta con sintomi banali: un arrossamento, qualche squama, prurito persistente. Ma non bisogna lasciarsi ingannare: dietro questi segnali può nascondersi un’infezione attiva, contagiosa e, in assenza di cura, capace di causare alopecia cicatriziale permanente.
Ecco perché la cura della tinea barbae va affrontata con tempestività. Non farlo può significare cronicizzare il problema e, peggio ancora, favorirne la diffusione ad altri (persone, animali o superfici contaminate).
Segni clinici da non ignorare: quando iniziare la cura della tigna della barba
Il trattamento va cominciato non appena compaiono i primi sintomi sospetti. I più comuni? Eccoli:
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Chiazze eritematose a margini netti
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Desquamazione, con o senza prurito
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Pustole o croste giallastre
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Zone prive di peli (alopecia localizzata)
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Noduli infiammati, a volte dolorosi (in caso di kerion)
In presenza di questi segnali – e soprattutto se c’è stato contatto con animali infetti o strumenti da barba non disinfettati – è altamente probabile che si tratti di una infezione micotica del volto. La soluzione? Iniziare al più presto una cura antifungina specifica per la tinea barbae.
Farmaci topici: la prima linea nella cura delle forme superficiali
Nelle varianti meno aggressive – quando l’infezione interessa solo lo strato superficiale della pelle – è possibile intervenire con antimicotici topici.
Le molecole più utilizzate nella cura locale della tinea barbae sono:
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Clotrimazolo
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Miconazolo
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Ciclopirox
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Ketoconazolo
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Econazolo
La posologia è semplice ma richiede disciplina: due applicazioni al giorno, su cute pulita e asciutta, per un periodo che va da 2 a 4 settimane. Interrompere troppo presto – errore comune – significa esporsi a ricadute.
Terapia sistemica: quando servono gli antifungini orali
Le forme profonde della tigna della barba (kerion, croste purulente, aree molto infiammate) richiedono un trattamento più incisivo: è qui che entrano in gioco gli antifungini sistemici, farmaci che agiscono dall’interno e raggiungono i follicoli piliferi in profondità.
I più prescritti nella cura sistemica della tinea barbae sono:
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Terbinafina
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Itraconazolo
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Griseofulvina
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Fluconazolo
La durata? Da 4 a 8 settimane, talvolta anche di più. Questi farmaci devono essere assunti sotto stretto controllo medico, con eventuali analisi del sangue per monitorare il fegato, soprattutto nei trattamenti prolungati.
Farmaci complementari: quando e perché integrarli nella terapia
Nei casi particolarmente reattivi, con edema, linfoadenopatia o forte dolore locale, il dermatologo può aggiungere alla terapia:
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Corticosteroidi a basso dosaggio per brevi periodi
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Antibiotici, se presente una sovrainfezione batterica
Questi farmaci non vanno mai assunti senza prescrizione: fanno parte di una strategia terapeutica complessa, e l’automedicazione – in caso di micosi – è fortemente sconsigliata.
Trattamenti naturali: supporto o rischio?
Alcuni pazienti ricorrono a rimedi naturali per la tinea barbae, come:
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Tea tree oil
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Aceto di mele
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Aloe vera gel
Pur avendo proprietà antimicotiche o lenitive, questi prodotti non sono sufficienti da soli a curare un’infezione dermatofitica. Possono essere impiegati come supporto, ma mai in sostituzione dei farmaci antifungini veri e propri.
Come prevenire la diffusione durante il trattamento
La cura della tinea barbae non si limita alla terapia farmacologica. È indispensabile affiancare al trattamento alcune buone pratiche quotidiane:
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Evitare la condivisione di rasoi e asciugamani
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Disinfettare strumenti e superfici a rischio
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Radere la barba (solo su indicazione medica) per facilitare l’azione dei farmaci topici
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Lavare frequentemente federe, cuscini, magliette e lenzuola
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Isolare eventuali animali domestici se sospetti vettori del fungo
Queste precauzioni riducono drasticamente la possibilità di contagio – e aumentano le probabilità di guarigione completa.
Cosa fare se la tinea barbae non guarisce
Succede. In alcuni pazienti – soprattutto nei casi cronici o mal diagnosticati – la cura iniziale della tinea barbae non basta. I motivi possono essere:
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Resistenza ai farmaci antifungini
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Terapia interrotta troppo presto
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Infezione mal diagnosticata
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Contatto continuo con la fonte di contagio
A quel punto il dermatologo può proporre una nuova coltura micotica, una biopsia cutanea o un cambio di strategia terapeutica, magari con farmaci alternativi.
E gli animali? Il ruolo della trasmissione zoonotica
Non dimentichiamolo: molti casi di tinea barbae hanno origine animale. Gatti, cani, cavalli o bovini – anche se asintomatici – possono fungere da serbatoio del fungo.
La cura della tigna della barba sarà efficace solo se si interviene anche sulla fonte di contagio. In questi casi:
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Porta l’animale dal veterinario
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Isola momentaneamente il contatto diretto
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Disinfetta ambienti condivisi